“NON È IMPRENDITORE […] CHI COMPIE OPERAZIONI ECONOMICHE, INTENDENDO LUCRARNE PROFITTO, BENSÌ COLUI CHE INTRODUCE ATTI INNOVATIVI”.


Joseph Schumpeter-1934

Il mercato di oggi non è uguale a quello di ieri e non sarà il medesimo di quello di domani. 

Un noto professore di Harvard, Clayton Christensen, venuto a mancare da poco, poco meno di 3 decenni fa coniò l’espressione: Disruptive Innovation.
Essa descrive il processo di cambiamento di mercato causato dalla nascita e conseguente crescita esponenziale della tecnologia.
Questo procedimento però non va inteso come un big bang portatore di nuova realtà immediata. Bensì come un “lento” processo attuativo.

Il viaggio digitale non è “nato studiato”, anche lui come ogni cosa si è formato nel tempo. All’inizio venne applicato in piccole realtà, nella fascia bassa di mercato, nota per essere meno costosa e quindi più accessibile. Col passare del tempo ha avuto modo di perfezionarsi sempre di più e, gradino dopo gradino, ha fatto la sua entrata in scena nella fascia alta del mercato globale arrivando a superare i concorrenti consolidati.

Possiamo concludere questa introduzione riassumendo la disruptive innovation come un nuovo modo di operare su un modello di business con modalità dominanti rispetto ad esso per attrattività e/o costo. Le strategie di marketing dirompenti sono una “tecnologia” nata per trovare soluzioni creative portatrici di vantaggi competitivi vertiginosi. A contraddistinguerla sono le sue peculiarità: essa infatti è replicabile e misurabile.

Che cos’è il Disruptive Marketing

Il disruptive Marketing, Marketing dirompente, è sinonimo di credenza nelle intuizioni. Per oltrepassare un limite bisogna romperlo, uscire dagli schemi, uscire dalla zona di comfort.

Con l’arrivo del marketing digitale in molti affermano l’avvenimento della 4° rivoluzione industriale, ma siamo solo all’inizio. 

“Siamo ancora nei primi minuti del primo giorno della rivoluzione di internet” - Scott Cook 

Fare Disruptive Marketing non vuol dire solo fare marketing, significa farlo con lo scopo di portare oltre il modello di business adottato fino a quel momento, significa proiettarsi oltre il mantenimento dello status quo. Pensare alla possibile crescita dell’impresa, non alla singola comunicazione. 

Il Disrupting è uno stile di pensiero che eleva chi lo possiede.

Quando si ha la certezza di star facendo Disruptive Marketing nel modo giusto?

Il Marketing Dirompente è efficace se globale

Il cambiamento deve essere visibile agli occhi di tutti, dall’azienda che lo attua, al cliente che lo riceve, al settore di riferimento che subisce una modifica. 

Dice niente il Brand: Apple?

Apple è un esempio perfetto di Marketing Disruptive. Partito come una semplice intuizione da parte di Steve Jobs quotata non oltre i 4 dollari in Borsa, è arrivata alla vetta del podio nella classifica Interbrand Best Global Brand con un valore assegnato di 322,999 miliardi di dollari. 

Il suo segreto risiede “semplicemente” nell’aver previsto una necessità e nell’aver dirottato i suoi prodotti rendendoli dei veri e propri “must have”.

L’obiettivo di Performarsi è identificare in che posizione il cliente si trova, capire dove ha posto il suo obiettivo e  portarlo a fare un primo piccolo passo oltre la propria comfort zone.
Rendere l’azienda consapevole del suo presente e mandare fuori fuoco il problema. 

“Un problema è una soluzione che ha smesso di funzionare”

Una volta portato a compimento il primo step, si verificherà un effetto valanga. Il cliente inizierà a proseguire con le sue gambe, tenendo in pugno il progresso della sua attività.